Tolfa Short Film Festival

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Civitavecchia

Un po' di storia

Abitata sin dall’età del ferro, rappresentò il punto di massimo sviluppo della cultura etrusca, intesa come evoluzione di quella villanoviana, dando vita alla migliore produzione artistico-culturale.

La cultura etrusca ha influenzato anche altri centri limitrofi, abitati da popolazioni latine, tra cui Praeneste e Roma: è l’area in cui la cultura e la storia degli Etruschi si fonde con quella dei Romani, per dare le origini a Roma “caput mundi”. Situata al settantaduesimo km della Via Aurelia, a nord ovest di Roma, Civitavecchia deve le sue origini alla romana Centumcellae. Edificata intorno al suo porto, dall’imperatore Traiano tra il 103 e 107 d. C., la città di Centumcellae si sviluppò rapidamente e, con il trionfo del Cristianesimo, ebbe il suo primo vescovo già a partire dal IV sec. d.C. Nel VI sec. la città fu coinvolta nella guerra tra Goti e Bizantini e fu da questi ultimi occupata dal 537 al 538.

In seguito fu sotto il governo dei Papi. Dopo i due attacchi saraceni del 813 e 828, gli abitanti di Centumcellae furono costretti a rifugiarsi sulle colline circostanti quando, nell’854, Papa Leone IV li prese sotto la propria protezione, facendo costruire per loro una città a cui fu dato il nome di Leopoli
Intorno all’anno mille, sulle rovine dell’antica Centumcellae venne edificata una fortezza con insediamento circostante, cui venne dato il nome di “Civita Vetula” o “Civita Veccla” (“la vecchia città”).

Dopo essere stata sotto il dominio di numerosi signori, nella prima metà del XV sec., la nuova città diventò parte dei possedimenti papali e gradualmente assunse sempre una maggiore importanza, soprattutto grazie alla scoperta di un minerale, l’allume, di cui il porto di Civitavecchia diventò strategico scalo commerciale. Nel 1508 il Papa Giulio II ordinò la costruzione di una grande fortezza, progettata da Bramante e proseguita da Antonio da Sangallo e Giuliano Leno (oggi chiamata “Fortezza Giulia” o più comunemente “Forte Michelangelo”), mentre nel 1515 lo stesso Sangallo si occupò anche della costruzione di nuove mura fortificate.

Nel frattempo il restauro e l’espansione del porto, divenuto la base logistica della flotta papale nel Mar Tirreno, continuarono. Nel XVII sec., con la costruzione delle mura merlate poste di fronte allo specchio acqueo del porto e con l’edificazione dell’Arsenale del Bernini, Civitavecchia diventò il porto più bello del Mediterraneo. In 1798, the French invaded the Papal States, also taking Civitavecchia after an honorable siege, in March 1799. Nel 1798,i Francesi invasero lo Stato Pontificio e nel marzo 1799 conquistarono, dopo una valorosa resistenza, anche la città di Civitavecchia.

All’inizio del XIX sec., la città ospitò Giuseppe Gioacchino Belli, allora un ragazzo di 10 anni, con la sua famiglia, e dal 1831 al 1841, il console francese Henri Beyle conosciuto con lo pseudonimo di Stendhal. Il 16 settembre 1870, le truppe del generale Nino Bixio entrarono a Civitavecchia e issarono la bandiera tricolore sulla Fortezza. All’inizio del XX sec. Civitavecchia si affermò come il ponte tra la terra ferma e la Sardegna. Nel 1943 i bombardamenti distrussero gran parte della città. Oggi Civitavecchia gioca un ruolo importante, in quanto città portuale e “porta di Roma” per l’ingente traffico crocieristico.
 
Che ne dite di un bagno termale? A tal proposito vi suggeriamo la Ficoncella, situata su un luogo collinare. Questa acqua termo-minerale, microbiologicamente pura, sgorga cristallina e trasparente riversandosi in vasche calcaree di origine naturale, in cui la temperatura varia dai 30 ai 56 gradi centigradi. Di grande beneficio per la cura del corpo, è particolarmente adatta al trattamento di allergie, dermatiti, artriti e reumatismi mentre le inalazioni del suo vapore sono utili nella cura delle malattie respiratorie e delle infezioni del condotto uditivo, nonché in caso di ipertrofia delle tonsille e delle adenoidi.

I fanghi della Ficoncella possiedono inoltre un potere antiinfiammatorio su eczemi, donando alla pelle un aspetto totalmente depurato. Si dice che al mondo esista soltanto un’altra fonte simile, in Giappone. Le Terme della Ficoncella sono situate sulla sommità di una piccola collina da cui si può godere di una splendida vista sul mare, che si estende fino al Promontorio dell’Argentario e all’Isola del Giglio. Antichissimi, le persone si immergono nelle acque di questi Bagni da più di tremila anni e anche i soldati romani erano soliti curare qui le ferite di guerra.

E’ noto che Giuseppe Garibaldi abbia fatto ricorso con successo a queste acque termali per curare una ferita da arma da fuoco che non riusciva a guarire. Come arrivare Per giungere a questo luogo rilassante bisogna semplicemente seguire la strada che dal centro della città giunge allo svincolo autostradale di Civitavecchia nord e girare a sinistra, immediatamente prima dello svincolo.

Le antiche Terme Taurine (sito archeologico) Il complesso è situato a circa 100 metri dall’uscita autostradale di Civitavecchia nord, su una collina circondata dalla vegetazione mediterranea, da cui è possibile godere di un incantevole panorama. Il Parco Archeologico offre ai propri visitatori la possibilità di scoprire da vicino la vita degli antichi Romani, svelandovene le pratiche per il benessere psico-fisico, l’architettura, le tecniche di costruzione, le abitudini. Costruite in prossimità di una sorgente d’acqua sulfurea dalle spiccate proprietà terapeutiche, il complesso è divisibile in due aree principali: i Bagni Repubblicani e i Bagni Imperiali.

I Bagni Repubblicani, che costituiscono la sezione più antica databile al I sec. a.C., sono caratterizzati da piccoli spazi allora usati come spogliatoi e stanze per i massaggi. Questi ambienti erano rifiniti da eleganti mosaici dalle varie forme, che oggi stupiscono per l’ottimo stato di conservazione. I Bagni Imperiali, risalenti al regno dell’imperatore Adriano, sono invece stati edificati tra il 123 e il 136 d. C.

La Madonnina di Civitavecchia è una statuetta di gesso alta 42 cm, raffigurante la Regina della Pace; fu acquistata in un negozio di Medjugorje da don Pablo Martìn, parroco della chiesa di Sant'Agostino di Civitavecchia; il sacerdote la donò alla famiglia Gregori, appartenente alla sua parrocchia e abitante in via Pantano, costituita dal capofamiglia Fabio, dalla moglie Anna Maria Accorsi e dai figli Jessica e Davide. La statuetta era stata posta in una nicchia, costruita da Fabio nel giardino di casa. Il 2 febbraio 1995, verso le 16.20, Jessica, che allora aveva cinque anni, sostenne di aver visto un liquido, che sembrava sangue, scendere dagli occhi della Madonnina, lungo le guance. Avvertì il padre e questi, dopo aver avvisato la moglie, riferì poco dopo l'accaduto a don Pablo, che si recò subito dai Gregori, constatando di persona il fenomeno. Noti i risultati delle analisi: la Madonnina non conteneva marchingegni, il liquido esaminato risultava sangue umano di tipo maschile. Alle presunte 14 lacrimazioni hanno assistito complessivamente circa 50 persone Dal 17 giugno 1995 la Madonnina è esposta alla venerazione dei fedeli nella chiesa di Sant'Agostino a Civitavecchia (località Pantano).

I Dipinti di Raffaello In una casa privata di Civitavecchia è venuta alla luce una replica della Stanza di Eliodoro dipinta da Raffaello in Vaticano negli anni dal 1511 al 1514. Non esistono copie delle Stanze di Raffaello, per cui questa replica è straordinaria. Fu Giulio II a commissionare i dipinti a Raffaello, quale abbellimento delle sue Stanze private in Vaticano. Ma perché una copia di dipinti di tale pregio sarebbe stata eseguita a Civitavecchia da Raffaello o da un artista appartenente alla sua bottega? In quegli anni il committente, Giulio II, risiedeva spesso nella Rocca di Civitavecchia, per poter seguire la costruzione della nuova fortezza del Bramante all’interno del porto: quale modo migliore di seguire i dipinti delle stanze in Vaticano dell’ordinarne una bozza in una stanza situata a 100 metri ad est della propria residenza? La Prof.ssa Nicole Dacos, uno dei massimi esperti di Raffaello e della sua bottega, afferma che l’opera è sostanzialmente contemporanea all’originale.

La Processione del Venerdì Santo è organizzata dall’Arciconfraternita del Gonfalone. Si tratta di una solenne processione che si snoda attraverso le strade della città e che rievoca la Passione di Cristo. Figuranti in costumi d’epoca impersonano i soldati romani, Pilato e le donne che piansero Gesù crocifisso. Suggestiva è la sfilata di uomini e donne incappucciati, vestiti con tuniche lunghe fino ai piedi, che camminano scalzi, trascinando pesanti catene strette alle caviglie o portando sulle spalle croci di legno, in segno di pentimento o di ringraziamento al Signore. Gli “incappucciati” rappresentano quei condannati a morte che, per grazia di Sua Santità, venivano liberati: lasciata la prigione, con lunghe vesti e il capo nascosto da un cappuccio per proteggere la propria identità, venivano accompagnati dai membri dell’Arciconfraternita ad una chiesa, dove, tolta la tunica, venivano dati loro abiti borghesi e denaro per poter dignitosamente iniziare una nuova vita.

Santa Fermina, la santa patrona della città e protettrice dei marinai, è celebrata il 28 aprile ed in suo onore viene organizzata una cerimonia civile e religiosa. La statua della Santa viene portata in processione sulle spalle di pescatori, marinai e funzionari portuali, seguiti da autorità militari e civili, nonché fedeli. Quando la Statua di Santa Fermina entra in porto, viene collocata su un rimorchiatore, accompagnata dal suono delle sirene delle navi ormeggiate, a cui fanno eco le campane delle chiese della città; a questo punto l’imbarcazione con la statua di S. Fermina salpa e, muovendosi nel bacino portuale, porta la benedizione della Santa al mare e alla città. Segue una fiera con numerose bancarelle allineate sul Lungomare di Civitavecchia.

Si tratta di una tradizione unica senza eguali: durante la notte tra il 23 e il 24 dicembre, per le strade della città, si odono musiche e canti natalizi, eseguiti da gruppi di civitavecchiesi riuniti in bande musicali o cori di circa venti elementi. I canti hanno inizio alle ore 21 dalla Cattedrale della città, da cui i diversi gruppi di “pastorellari” si dividono, seguendo ognuno il proprio percorso. Le soavi melodie natalizie creano nella notte un’atmosfera di incanto, spezzando dolcemente il silenzio per poi allontanarsi gradualmente nella notte. Una magia che allieta il sonno di adulti e bambini, una musica di flauti, pifferi, armoniche, chitarre, mandolini, triangoli, cembali, tamburelli, trombe e sassofoni che ha origini antiche nell’Ottocento quando, a Civitavecchia, due “biferari” (della zona di Terni) suonavano soffermandosi davanti a tutte le madonnelle della città.

 

*Fotografie di Giuseppe Ibelli