GIOVEDÌ 29 SETTEMBRE ORE 21,30 UN INTELLETTUALE IN BORGATA docufilm di ENZO DE CAMILLIS
UN INTELLETTUALE IN BORGATA
Italy, 2014, HD, Color, 82' - documentary
REGIA: Enzo De Camillis
CAST: Leo Gullotta, P.P. Pasolini, Stefano Rodotà, Pupi Avati, Gianni Borgna, Maurizio Ponzi, Ugo Gregoretti, Citto Maselli, Renato Parascandolo, Otello Angeli, Osvaldo Desideri e due ex ragazzi di vita Silvio Parrello e Umberto Mercatante.
SCENEGGIATURA: Enzo De Camillis
MONTAGGIO: Amato Mastrogiovanni
SCENOGRAFIA: Angelica Lupi
COSTUMI: Anna Contino
MUSICA: Alessandro Savino
SUONO: Gianni Pallotto
PRODUTTORE: Enzo De Camillis
PRODUZIONE: SAS Cinema
SINOSSI:
Pasolini ebbe a Monteverde nel quartiere di Donna Olimpia uno dei contatti fondamentali con il mondo delle borgate romane vivendo a Monteverde (dal 1954 al 1963) prima in via Fonteiana e poi in via Giacinto Carini dove abitava l’amico e poeta Attilio Bertolucci. Monteverde rappresenta, dunque, una tappa fondamentale per l’esperienza culturale ed umana di Pasolini: è qui che ha iniziato a scrivere opere come il romanzo Ragazzi di Vita, i cui primi due capitoli sono proprio ambientati nelle case popolari di via di Donna Olimpia. Raccontiamo Pier Paolo Pasolini nei primi difficili anni del suo arrivo a Roma con la madre e, proprio, la quotidianità e la contiguità con le durissime condizioni di vita di questa “Borgata” romana saranno l’osservatorio sociale attraverso il quale il poeta muoverà i primi passi di quella esperienza umana che descriverà nelle opere di indagine e denuncia sociale della maturità intellettuale ed artistica. E’ da queste riflessioni che nasce il romanzo dei ragazzi di Donna Olimpia, i Ragazzi di Vita, che suscitò violentissime polemiche negli ambienti degli intellettuali di sinistra e, in particolare, all’interno del P.C.I.
Erano le accuse di un mondo politico miope in contrapposizione alla lungimiranza culturale di Pasolini, che avranno il loro tragico epilogo proprio nelle pagine di Petrolio con la denuncia di un mondo economico che si stava preparando alla globalizzazione dei nostri giorni.
Raccontiamo la sua ricerca continua sull’onestà culturale delle “borgate” che Pasolini vedeva in contrasto con le rigidità intellettuali ed i preconcetti borghesi che invece stigmatizzavano le contraddizioni di quel mondo popolare non ancora emancipato, narrato nelle sue espressioni cinematografiche come Accattone e Mamma Roma o nelle sue dichiarazioni sul potere mediatico della televisione espresse in un’intervista ad Enzo Biagi. Tale lungimiranza culturale si spingeva fino alla lucida denuncia delle trame oscure di quella strategia della tensione di “Lo so…ma non ho le prove” da parte dell’attore Leo Gullotta che sarà il filo conduttore della narrazione del docu-film che si articola nelle testimonianze di: Stefano Rodotà, Gianni Borgna, Otello Angeli, Maurizio Ponzi, Silvio Parrello, Umberto Mercatante, Antonio Del Guercio, Citto Maselli, Ugo Gregoretti, Nino Russo, Vincenzo Vita, Renato Parascandolo, Osvaldo Desideri, Pupi Avati.
ENZO DE CAMILLIS
Enzo De Camillis nasce a Roma e studia all’Accademia delle Belle Arti di Roma. Nel 1977 inizia a lavorare nel cinema come assistente scenografo di Dante Ferretti per un film di Luigi Zampa. Oggi ha all’attivo oltre 60 film. Ha collaborato con registi quali Sergio Corbucci, Giovanna Gagliardo, Giancarlo Giannini, Neri Parenti, Francesco Rosi, Pasquale Squitieri, Steno, Maria Sole Tognazzi, Giuseppe Tornatore. Nel 1987 ottiene il premio qualità per la scenografia dal Mibac e dall’Istituto Luce per il film Il coraggio di parlare. Nel 2009 esordisce nella regia con 19 giorni di Massima Sicurezza al quale segue, nel 2011, Una……….. , premio speciale miglior film d’inchiesta ai Nastri d’argento 2012. E’ del 2014 il lungometraggio Un Intellettuale di Borgata dedicato a Pasolini, premiato in vari festival nazionali (RIFF di Roma – Omovies di Napoli) e al festival internazionale “Libero Bizarri”. A novembre del 2015 viene presentato a Stoccolma dall’Istituto di Cultura italiano, è del 2016 la nomina di Presidente del comitato Pasolini in collaborazione con l’avvocato Stefano Maccioni per la riapertura del caso nella proposta alla Camera dei Deputati, voluta dai Deputati Paolo Bolognesi e serena Pellegrino.
NOTE:
In una democrazia malata dire “Io so” può equivalere ad una condanna a morte, anche se non hai le prove. Probabilmente, quando Pasolini ha detto “Io so” fu un semplice atto d’accusa contro coloro che conoscevano i nomi, coloro che avevano le prove ma non parlavano
La regressione culturale che oggi stiamo vivendo è esattamente l’opposto dello spirito che Pasolini cercava di introdurre nella società italiana. (…) Quando dico che la cattiva politica è figlia della cattiva cultura, non dico semplicemente che i politici non leggono libri e non vanno al cinema, ma che c’è una grande responsabilità della cultura.
Il ricordo di persone come Pasolini, De Sica, Visconti, non è nostalgia. E voler capire come una società possa produrre buona cultura e buona politica.