Tolfa Short Film Festival

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GIOVEDI’ 5 OTTOBRE ore 21,00 PAOLO VILLAGGIO – SOTTO LA MASCHERA… un film di DONATELLA BAGLIVO

Regia: Donatella Baglivo

Aiuto alla regia: Walter Martyn Cabell

Ricerche e documentazione: Domenico Vitucci

Direzione della fotografia: Edmondo Pisani, Stefano Bosco, Roberto Romei, Piergiorgio Albertini

 

Montaggio: Donatella Baglivo

Musiche originali: Pietro Grignani, Luca Spagnoletti

Produttore Esecutivo: Maurizio Baglivo

Anno:1997

Durata: 60 minuti

La produzione desidera ringraziare le seguenti persone per la disponibilità dimostrata nell’affidare i loro i ricordi personali agli spettatori: Mario Monicelli e Milena Vukotic

 

Una produzione Ciak 2000 s.r.l.

 

Paolo Villaggio è genovese. Nella città della Lanterna è nato nel 1932 e la sua vita era avviata verso una pacifica condizione borghese: un impiego, una famiglia, le piccole soddisfazioni del fine settimana.

Ma la routine quotidiana lo soffocava ed ecco che il suo folletto protettore lo fa incontrare con un gruppo di amici che lo avviano sulla strada della definitiva "perdizione”.

La vena satirica ed umoristica di Paolo Villaggio ha per primi spettatori proprio quei suoi compagni di avventure notturne: "Fammi questo", "Fammi quest'altro”. Erano imitazioni, all'inizio. Ma presto Paolo comincia a costruirsi delle vere e proprie "gag" e i suoi amici si scompisciano dalle risate.

Il successo riscosso in quel gruppo selezionato e, dopotutto, un po' addomesticato non gli da' ancora l'ardire di tentare una strada che intravede irta di trabocchetti. Ma è proprio il suo gruppo che lo proietta a forza di braccia, una notte, sulle tavole del palcoscenico dove deve veramente fare qualcosa di brillante per suscitare la risata di un pubblico sconosciuto. Nonostante non sia riuscito ancora a tarare bene il suo personaggio, Paolo si rende conto di avere le potenzialità' per farcela. La platea si è divertita e non gli ha lesinato gli applausi.

Può' cominciare anche così - dietro le imperiose spintonate degli amici - una carriera che sarà destinata a creare “maschere": prototipi di umanità' che, dietro la risata, rivelino sfaccettature di drammi universali.

La prima creatura forgiata da Villaggio per i mass-media si chiama Professor Kranz: è un aggressivo tedescaccio che combina guai. La sua goffaggine fa ridere. Ridono i bambini dei pomeriggi televisivi, poi gli adulti di prima serata.

Ma ecco che Villaggio ha altri due personaggi nella manica. Il primo e' Fracchia; l'altro è Fantozzi. La loro celebrità dilaga, perché rappresentano l'eterna figura dell'impiegato represso dal sistema di potere che lo governa. Con questa maschera di sua invenzione Villaggio ha lanciato un ponte oltre i secoli, collegandosi al teatro di strada del Settecento, alla Commedia dell' Arte di italica tradizione. Il successo televisivo ha aperto a Fantozzi le porte del cinema. Ed ecco che, dopo le prime prove ("I quattro del Pater Noster" (1969) di Ruggero Deodato; "Senza Famiglia Nullatenenti cercano Affetto" (1972) di Vittorio Gassman; "Che c'entriamo noi con la Rivoluzione" (1972) di Sergio Corbucci; "Sistemo l'America e torno" (1974) di Nanni Loy) sul tavolo di Paolo Villaggio cominciano a piovere proposte e copioni da ogni angolo del mondo cinematografico italiano. Perché Villaggio è diventato ormai un attore sperimentato e le macchiette che aveva cominciato a recitare per gioco, spintonato dagli amici quella notte sul palcoscenico di un cabaret genovese, stanno raccogliendo uno strepitoso successo e Paolo ha bruciato ormai le tappe della celebrità'.

Accanto alla professione di attore, intanto, Paolo Villaggio ha affiancato un' attività in cui rivela una inattesa maestria: quella dello scrittore. Uno dopo l'altro pubblica una serie di romanzi ispirati alle disavventure di Fantozzi. Ed anche qui gli arride il successo.

Ma altre soddisfazioni attendono il creatore della maschera di Fantozzi, sinora assente dalla scena drammatica. Fellini lo corteggia da tempo ed ecco che, finalmente, gli cala addosso un personaggio che arricchisce la galleria sia del regista che dell'attore: Paolo Villaggio e' protagonista, a fianco di Roberto Benigni, del film "La Voce della Luna", con cui Fellini chiude una carriera cinematografica segnata da favole irripetibili e sorprendenti. Temporaneamente Paolo Villaggio ritorna al teatro con "L'Avaro" di Moliere nella messa in scena progettata da Giorgio Strehler. È qui, tra le polveri del palcoscenico, che cerca di immergersi nel mondo dei Grandi Valori per inseguire il suo bisogno di ricaricarsi culturalmente. Pochi immaginano che - dietro la maschera innocente e schiva del suo Fantozzi - Paolo Villaggio nasconde una personalità' avida di indagare tra le cose che avvengono nel mondo della cultura ed ha, come si dice, "i classici a posto".

 

 

 

 

 

 

 

Donatella Baglivo

 

Regista, produttrice, esperta di montaggio. A 19 anni, dopo aver già realizzato diversi programmi di montaggio per la Rai, apre il Ciak Studio, diventando la più giovane imprenditrice cinematografica italiana iniziando un’intensa attività per la Rai e per imprenditori privati tra cui ricordiamo: il montaggio de “La Città del sole” di Gianni Amelio (1973); la produzione Rai di un film biografico su Theodoros Anghelopoulos (1979) (premiato alla 50^ Mostra internazionale di Venezia) e uno su Eugène Ionesco (1980). Nel corso degli anni in Rai collabora alla produzione di sceneggiati e serie televisive. Nel 1981 parte per l’America per realizzare nove film sul divismo hollywoodiano: James Dean, Montgomery Clift, Marlon Brando ecc.. Sempre come regista, nel 1982 realizza una trilogia su Andrej Tarkovsky (in concorso al 37° festival di Cannes). Nel 1995, in occasione del centenario del cinema, ha iniziato la preparazione di una serie di film biografici (ne sono previsti cento) dal titolo ‘I Grandi del cinema italiano’, di cui cinquanta già terminati. Dal 2015 la regista amplia la sua attività in campo culturale, sociale, internazionale e italiano e apre un museo del cinema dedicato ad Andrej Tarkovsky a Montalto di Castro, all’interno della sala cineteatrale “Spazio Cinema Alfredo Bini”.

Nel 2017 realizza il film “Il futuro in una poesia” in collaborazione con l’associazione Zeroconfini Onlus e Antonica s.r.l.

 

 

 

I GRANDI DEL CINEMA ITALIANO

Gli Autori, gli Attori, ma anche i Tecnici che hanno fatti grande la storia del cinema italiano.

La prima enciclopedia audiovisiva del Cinema Italiano ideata, realizzata e diretta da Donatella Baglivo.

 

Molti anni di lungo e duro lavoro sono passati dal momento in cui Donatella Baglivo ha concepito l'idea di questa serie: creare la prima ed unica enciclopedia audiovisiva del cinema italiano. Si tratta di un'opera unica per ambizione e completezza, un lavoro che vuole essere un racconto appassionato attraverso le vivide testimonianze degli stessi protagonisti, dei loro amici, parenti e collaboratori.

I personaggi, con i loro percorsi professionali e soprattutto, umani, sono soggetti ed oggetti delle monografie. Spezzoni di classici del cinema o di opere meno note, servizi inediti, foto, interviste, impreziosiscono ogni singola biografia, contribuendo a filtrare il mito ed a recuperare l'umanità che si cela dietro le scintillanti luci della ribalta. Abbiamo cosi la possibilità di scoprire il personaggio "vero", la sua vita e la sua carriera, le cause più profonde delle sue scelte personali e professionali.

Ciascuna puntata è composta, quando possibile, dall'intervista con il personaggio stesso. Le domande sono concepite per sondare ogni lato della sua vita e della sua carriera, giungendo a comprendere le motivazioni delle sue scelte di vita. Partendo dal background familiare, si ricostruiscono i primi passi nel mondo dello spettacolo fino ad arrivare al grande successo. Su questo "corpus" centrale s'innestano divagazioni, annotazioni e puntualizzazioni costituite da un uso accurato del materiale di repertorio. Non c'è la classica voce fuori campo a narrare e collegare le immagini, ma solo un accuratissimo e geniale montaggio che alterna immagini ed interviste, originale ed avvincente struttura portante. A volte l'effetto è graffiante, altre volte è fortemente emotivo, ma sempre e comunque filtrato attraverso il garbo sottilmente ironico dell'autrice, suo distintivo marchio di fabbrica.